mercoledì 27 febbraio 2008

Delitti al confine...Donne che scompaiono in Messico



Destinazione: serial killer o film porno o traffico di organi?

In pochi chilometri, quelli che separano una possibile vita migliore da una probabile fine violenta, la vita delle donne messicane cambia in maniera radicale.
E’ quello che accade fra Ciudad Juarez e El Paso, due città così vicine e così lontane allo stesso tempo.
Da più di un decennio le misteriose morti e la scomparsa di centinaia di ragazze fanno di questa città uno dei luoghi più rischiosi e difficili del Sud America.
Tanto da far coniare un nuovo termine: feminicidio.
Ciudad Juarez è una città piuttosto grande, la quarta in ordine di estensione del Messico, che conta circa 1.5 milioni di abitanti e che si trova proprio sulla linea di confine che divide lo stato di Fox dagli Usa.
El Paso è la prima città che si incontra, dopo appena cinque chilometri, attraversando la frontiera ed entrando nello stato del Texas, in territorio Usa.
Non è solo la lotta indigena zapatista dunque, con le sue contestazioni nei confronti della sinistra messicana, i suoi appelli pubblici, le sua voglia di giocare a calcio con squadre internazionali per dare visibilità alla loro lotta, a far interessare del Messico l’opinione pubblica mondiale.
L’attenzione, non solo in questo caso, si concentra su una zona particolarmente pericolosa per la popolazione femminile messicana: Ciudad Juarez.

I fatti.
Ciudad Juarez è un luogo crocevia di emigranti.
Uomini e donne, che cercano un futuro migliore, si fermano qui in attesa di trovare il momento propizio per attraversare clandestinamente il confine con gli Usa e nel frattempo cercano, e molto spesso trovano, lavoro nelle centinaia di maquilladoras, le fabbriche di assemblaggio delle ditte Usa famose più per lo sfruttamento che mettono in atto nei confronti delle lavoratrici (sottopagandole e facendole lavorare molte ore), che per le reali capacità di movimentare l’economia della zona.
Ma questa città nasconde un segreto tetro, atroce.
Dal 1993 sono più di 400 le donne, in alcuni casi anche molto giovani, che sono state atrocemente violentate, ammazzate, mutilate e gettate via, proprio come se si trattasse di spazzatura.
Senza trovare mai un colpevole a questi omicidi. E sono almeno un centinaio (solo negli ultimi sei mesi, mentre dal 1993 possiamo tranquillamente dire che sono più di 4000) quelle che non danno da tempo notizie ai loro famigliari e sembrano a tutti gli effetti scomparse nel nulla, desaparecides.
Anzi, in alcuni casi è successo che le autorità di polizia della città messicana addossassero la colpa alle vittime stesse, “responsabili” di indossare abiti alla moda e un trucco molto appariscente.

Le cause.
Molti parlano di uno o più serial killer che si “divertirebbero” così a violentare ed uccidere le giovani donne, impiegate soprattutto durante i turni di notte nella fabbriche di assemblaggio, le maquiladoras, anche se non sono mai state trovate tracce.
Altri sostengono che queste ragazze siano attrici inconsapevoli dei peggiori film pornografici che il mercato clandestino conosca: gli Snuff Movie.
Si perché esistono persone disposte a sganciare cifre molto elevate pur di assistere a questo genere di film che termina sempre con l’uccisione della protagonista.
Da non sottovalutare il possibile traffico di organi umani.
In questa zona di confine sia il traffico di droga sia quello di esseri umani sono fatti criminosi conosciuti da tutti e praticati da diverso tempo.
Fatto importante è che la stragrande maggioranza delle vittime è stata ritrovata mutilata.
La segretaria generale di Amnesty international, Irene Khan, un paio di mesi fa ha fatto sapere “La principale sfida che le autorità federali e quelle dello stato devono raccogliere, è quella di elaborare una strategia dettagliata e di migliorare il coordinamento tra le autorità statali e federali per seguire le centinaia di casi riferiti sinora.
Fin quando queste sfide non saranno raccolte, le vite delle donne e delle bambine a Ciudad Juarez e nel Chihuahua continueranno ad essere minacciate.”
-Alessandro Grandi - check it @ http://www.peacereporter.net/default.php



Rgds,
Sebas

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